Bonifico per la casa al figlio: la causale corretta per non avere grane con l’Agenzia delle Entrate

Katia Piotrowska

Bonifico al figlio per pagare casa: cosa scrivere nella causale? Ecco come non avere problemi con l’Agenzia delle Entrate

Mandare soldi al proprio figlio per aiutarlo a pagare l’affitto sembra la cosa più naturale del mondo. Nessuno penserebbe che possa nascere un problema da un gesto così semplice. Eppure il Fisco, si sa, ogni tanto ha il gusto di complicarci la vita. Un dettaglio che molti trascurano è la causale del bonifico. A prima vista pare scontato scriverla, ma non è affatto così.

Prendiamo il caso di un genitore che fa un bonifico al figlio perché il ragazzo non riesce a coprire il canone di casa. Bonifico partito, soldi arrivati ma il genitore si dimentica di indicare la causale. E adesso si domanda: rischio qualcosa? Il bonifico resta valido, certo. Ma può succedere che l’Agenzia delle Entrate voglia vederci chiaro. Questo perché purtroppo i soldi che girano senza spiegazione finiscono per destare sospetti. Se non si indica chiaramente il motivo del trasferimento, il Fisco può presumere che si tratti di un reddito occulto. Insomma, a quel punto tocca al contribuente dimostrare che non sta nascondendo nulla. Un bel fastidio. Cosa fare quindi per evitare questo problema?

Cosa fare per evitare problemi con il Fisco

Per evitare grane basta davvero poco: mettere una causale sensata. Se aiutate vostro figlio a pagare l’affitto, potete scrivere una cosa semplice tipo “Contributo pagamento canone locazione maggio 2025“. Basta indicare mese e anno. È utile anche a voi stessi per ricordare, un domani, perché avevate trasferito quei soldi.

Se invece regalate una somma, meglio essere ancora più chiari. Ad esempio: “Donazione a mio figlio per studi universitari“, oppure “Regalo per compleanno“. Questi piccoli dettagli vi salvano da potenziali accertamenti. Capita pure che si prestino dei soldi a un figlio. Anche in quel caso va specificato: “Prestito infruttifero a mio figlio per acquisto auto“. Magari, per somme cospicue, è meglio mettere tutto nero su bianco anche in un atto scritto, tanto per stare tranquilli.

Cosa succede se non si scrive la causale

Non va dimenticato che la Cassazione stessa, con l’ordinanza 16850 del 19 giugno 2024, ha apostrofato senza mezzi termini la questione: se non giustifichi prelievi e versamenti sui tuoi conti, il Fisco può supporre che siano redditi nascosti. Una regola dura, ma imperitura. Ogni versamento può trasformarsi in un sospetto, a meno che non si riesca a spiegare tutto per filo e per segno. Un altro aspetto: quando pagate affitti o fatture per conto dei figli, è opportuno riportare i dati esatti. Ad esempio: “Pagamento fattura n.45 per acquisto libri universitari“. Oppure: “Canone di locazione dicembre 2024“.

Se poi vi capita di pagare lavori di ristrutturazione per la casa intestata al figlio, attenzione. Serve il cosiddetto “bonifico parlante“. Quindi ciò significa che occorrono il codice fiscale di chi paga, la partita IVA dell’impresa, e pure il riferimento alla legge che permette la detrazione.  In sostanza, scrivere una causale nel bonifico non è obbligatorio per legge, ma è una buona prassi che può salvare da un mare di fastidi. Ignorarla, pensando che “tanto è mio figlio”, può essere un grave errore. Meglio spendere due minuti in più ad aggiungere una riga che perdere mesi dietro a un accertamento fiscale per un semplice gesto d’affetto. Prevenire resta sempre la via più saggia.

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