Dentro questo dispositivo ci sono 450 mg di oro 22 carati: lo stai buttando via?

Katia Piotrowska

I dispositivi elettronici che butti contengono fino a 450 mg di oro 22 carati. Scopri come ricercatori svizzeri lo recuperano 

E se ti dicessi che ogni volta che butti un vecchio cellulare o un computer rotto, stai lasciando andare 450 milligrammi di oro puro? Sì, proprio così. Quasi mezzo grammo di oro 22 carati. Non è un’esagerazione: è quello che hanno scoperto alcuni scienziati dell’ETH di Zurigo. Ti chiederai come hanno fatto. Scopriamolo.

Cosa hanno scoperto alcuni scienziati

Come ben sappiamo, miliardi di dispositivi elettronici ogni anno finiscono in discarica. Una montagna di plastica, fili e circuiti che cresce senza sosta. Eppure dentro quei circuiti si nasconde un tesoro. Non è una metafora romantica, è un dato scientifico. Il punto interessante è che questi ricercatori svizzeri non si sono limitati a fare una ramanzina ambientalista. Hanno trovato un metodo efficace per recuperare l’oro: usare gli scarti del formaggio. 

Hanno preso il siero di latte, quel liquido che resta dopo la produzione dei formaggi, e ne hanno estratto delle fibrille proteiche. Queste minuscole strutture funzionano come una spugna: intrappolano gli ioni d’oro che si liberano quando vengono sciolti i componenti elettronici. Poi, con un trattamento termico, l’oro si ricompone in pepite solide. E il bello è che non serve usare altre sostanze tossiche. E da circa venti circuiti sono riusciti a tirar fuori ben 450 mg di oro 22 carati. Una quantità cospicua, considerando che nell’estrazione mineraria servono tonnellate di roccia per ottenere lo stesso risultato. E non è tutto: si può recuperare anche rame, palladio, nichel. Una miniera urbana nascosta in piena vista.

Cosa significa questo per noi

Questo porta tutti noi a riflettere, sicuramente. Chi di noi non ha un cassetto pieno di vecchie cianfrusaglie tra cui vecchi cellulari, caricabatterie inutilizzabili e tastiere mezze rotte? Tutti noi li conserviamo pensando: “Un giorno magari mi serviranno”. Ma poi alla fine tutto rimane lì dov’è a prender polvere per poi buttare tutto non appena abbiamo avuto il coraggio di fare pulizia. Senza sapere però che quei dispositivi sono una piccola miniera d’oro. Saperlo ci avrebbe fatto agire diversamente? Può essere, e non perché abbiamo mire da cercatore d’oro onirico, ma per un minimo di rispetto verso quello che buttiamo via senza pensarci.

Il vero paradosso? Più dell’80% dei rifiuti elettronici oggi non viene riciclato. Un’enormità. Recuperare metalli preziosi dai rifiuti invece di scavare montagne intere sembra un qualcosa che si dovrebbe fare nella normalità. Eppure continuiamo a comportarci come se l’oro crescesse sugli alberi. Chissà se queste tecniche nuove riusciranno davvero a ridurre il problema. Ognuno di noi non può che augurarselo, anche se il mondo reale, lo sappiamo, non è un posto dove tutto fila liscio come in una favola. Ogni passo avanti è un piccolo miglioramento. Per adesso, forse il minimo che possiamo fare è pensarci due volte prima di buttare via un vecchio dispositivo. Perché dentro, invisibile ai più, potrebbe esserci un pezzo di ricchezza nascosta. E no, non è solo questione di soldi, ma di agire pensando al futuro ed alle generazioni che verranno dopo di noi.

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